La "PAROLA"
1 Nel principio era la
Parola e la Parola era
presso Dio, e la Parola
era Dio. 2 Egli (la Parola)
era nel principio con Dio.
3 Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui (la Parola), e senza di Lui nessuna
delle cose fatte è stata fatta. 4 In Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini.
5 E la luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno compresa. 6 Vi fu un uomo
mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. 7 Questi venne come testimone per rendere
testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui; 8 Egli non era la luce,
ma fu mandato per rendere testimonianza della luce. 9 Egli (la Parola) era la luce vera,
che illumina ogni uomo che
viene nel mondo. 10 Egli
(la Parola) era nel mondo, e
il mondo fu fatto per mezzo
di Lui, ma il mondo non lo ha
conosciuto. 11 Egli è venuto
in casa sua, e i suoi non lo
hanno ricevuto, 12 ma a tutti
coloro che lo hanno
ricevuto, Egli ha dato
il diritto di diventare figli
di Dio, a quelli cioè che
credono nel suo nome,
13 i quali non sono nati da
sangue, né da volontà di carne,
né da volontà di uomo, ma sono
nati da Dio.14 E la Parola si è
fatta carne ed ha abitato fra di
noi; e noi abbiamo contemplato
la sua gloria, come gloria
dell' Unigenito proceduto dal
Padre, piena di grazia e di verità.
(Dal Vangelo di Giovanni cap.1)
Chi siamo dunque!
Siamo delle persone che hanno creduto nella Parola di DIO e hanno accettato di seguire Gesù così come è scritto nel vangelo dell'Apostolo Giovanni.
Gesù disse loro: «Voi tutti sarete scandalizzati perché è scritto: "Io percoterò il pastore e le pecore saranno disperse". Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea».
Allora Pietro gli disse: «Quand'anche tutti fossero scandalizzati, io però non lo sarò!»
Gesù gli disse: «In verità ti dico che tu, oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo abbia cantato due volte, mi rinnegherai tre volte».
Ma egli diceva più fermamente ancora: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò».
Lo stesso dicevano pure tutti gli altri. (Marco 14: 27-31)
Nella prima parte di questa pericope, notiamo come i discepoli non hanno chiaro quali siano i loro limiti spirituali. Sono come dei ragazzi adolescenti che per l’entusiasmo del momento dicono cose che non potranno mantenere.
Così anche nelle chiese possiamo trovare tanti credenti sinceri, ma con un livello spirituale da adolescenti. Per tale motivo è preferibile non dichiarare o vantarsi di fatti od azioni che non si potranno mantenere, quando si presenterà l’occasione. Io definirei il livello dei discepoli paragonabile a bambini nello spirito, nonostante i tre anni trascorsi col Maestro, i miracoli di cui sono stati testimoni e dei miracoli da loro stessi operati alle persone. È evidente che un dono dello spirito non ci qualifica come uomini e donne profondi nello spirito e nelle cose del Signore.
Il Signor Gesù stesso in una delle sua prediche avvertiva che alcuni pur avendo fatto molti miracoli e liberazioni alle persone, non erano ritenute degne di stare con Lui per l’eternità. Matteo 7:21 «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22 Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo molte opere potenti?" 23 Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!".
Ma torniamo alla nostra riflessione. Marco 14:32 Poi giunsero in un podere detto Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedete qui finché io abbia pregato». 33 Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e cominciò a essere spaventato e angosciato. 34 E disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate».
Non ho mai sentito parlare Gesù in questi termini, Egli non ha mai parlato della morte come qualcosa che lo potesse riguardare. Colui che è la luce, la vita non si era mai preoccupato delle tenebre ne della morte. Le sue prediche e i suoi miracoli inneggiavano la vita. Per la prima volta Gesù sperimenta la tristezza mortale. Percepisce in se, che la grazia, la protezione, la benedizione del Padre si stava lentamente ed inesorabilmente allontanando da LUI. Nella sua esistenza terrena, non aveva mai conosciuto una sofferenza simile. La sua santità e il suo essere senza peccato, gli aveva donato una posizione privilegiata nella gioia, nella pace.
35 Andato un po' più avanti, si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell'ora passasse oltre da lui. 36 Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi». 37 Poi venne, li trovò che dormivano e disse a Pietro: «Simone! Dormi? Non sei stato capace di vegliare un'ora sola? 38 Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39 Di nuovo andò e pregò, dicendo le medesime parole. 40 E, tornato di nuovo, li trovò che dormivano perché gli occhi loro erano appesantiti; e non sapevano che rispondergli.
Ora non si sente più la voce dal cielo che dice “ Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto”. Il contatto col Padre era così speciale e forte, da farsi sentire da tutti coloro che assistettero al suo battesimo da Giovanni Battista.
Il silenzio adesso invece è tombale. È l’unica preghiera, fatta da Gesù, che Dio Padre non gli esaudisce, gli manda solo un angelo per aiutarlo. Luca 22:43 Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo.
La sua luce e la sua vita, stanno diventando tenebre e morte, la non reazione da parte dei discepoli per tre volte chiesta, diviene certezza del momento raggiunto, quasi possiamo affermare che Dio gli risponde indirettamente attraverso il sonno di Pietro e gli altri. Il Padre non può più comunicare con il Figlio, c’è un’interruzione. Le tenebre piano piano stanno avvolgendo Gesù, il peso dei peccati dell’umanità e le relative maledizioni, lo rendono vulnerabile e scoperto, non ha più l’immunità (volendo usare un termine attuale).
Marco 14:41 Venne la terza volta e disse loro: «Dormite pure, ormai, e riposatevi! Basta! L'ora è venuta: ecco, il Figlio dell'uomo è consegnato nelle mani dei peccatori. 42 Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».
Si è ormai reso conto che l’ora, il motivo per cui era venuto al mondo e che insieme al Padre aveva pianificato, si stava materializzando in quel momento. Lui senza peccato prendeva i peccati del mondo, Lui che è luce doveva ricoprirsi di tenebre e morte.
Molti quando leggono che il Signore ha sudato sangue, interpretano come una paura effettiva del morire, paragonandola a quella stessa dell’uomo, ma non considerano che Colui che ha minimizzato la morte naturale, relegandola ad un momento, un passaggio temporaneo e che ha sottolineato l’importanza di non peccare per non essere distaccati da Dio, potesse avere come unica preoccupazione la separazione dalla santità di Dio Padre.
Il nemico l’avrebbe portato in casa sua (soggiorno dei morti), credendolo vinto e soggiogato, dove la luce del Padre, quindi il suo aiuto non sarebbero mai arrivati. Il diavolo credeva che Gesù sarebbe rimasto intrappolato e preda della rete dei peccati presi, per l’eternità. Ma aveva dimenticato un particolare, che la morte è il giusto salario di chi commette peccato. Per questa ragione non essendo Gesù l’autore materiale dei peccati, non poteva ricevere la morte, anzi non lo ha potuto imprigionare e ne trattenere, attestando in quella situazione l’incapacità della morte di regnare su Gesù e allo stesso tempo il Signore conquista un luogo dove il nemico era sicuro di non poter essere spodestato.
Salmo 139:7 Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito,
dove fuggirò dalla tua presenza?
8 Se salgo in cielo tu vi sei;
se scendo nel soggiorno dei morti,
eccoti là.
Profeticamente Davide aveva già visto la vittoria del Signore sulle tenebre. La luce ha vinto le tenebre, è questa la nostra certezza in Gesù. È questo il messaggio che noi credenti siamo chiamati a comunicare al mondo, questa è la Pasqua. Vinciamo le tenebre che ancora vivono in noi con la luce di Gesù. Il Signore benedica tutti coloro che fanno rivivere con la Parola, Gesù nei loro cuori.
Gesù pianse
“Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse: «Dove l'avete deposto?» Essi gli dissero: «Signore, vieni a vedere!»
Gesù pianse. Perciò i Giudei dicevano: «Guarda come l'amava!»” (Giov. 11:33-35)
Leggendo questo passo mi son chiesto per l’ennesima volta, perché Gesù ha pianto nel vedere Maria e i Giudei con lei piangere?
Se sa che Lazzaro risusciterà, perché piangere?
In un attimo ho capito !!!
Gesù rappresentava Dio creatore in terra mentre era lì in quel luogo. Dio quindi, piange Lazzaro la cui vita, quell'alito vitale, non era più in lui. In quel momento di rivelazione, ho visto il Signore piangere la morte dell’uomo nell'Eden. L’uomo che Egli aveva messo in quel giardino, che aveva fatto tutto per quella creatura, mettendola al centro dell’universo per farla regnare su tutta la terra, quel uomo che Dio amava tanto, aveva perso la vita “era morto”. La morte aveva preso possesso del figlio amato e anche di tutte le creature viventi. Egli era morto per la disubbidienza, per la ribellione, per il peccato.
Gesù in quella circostanza, rivedeva i momenti belli trascorsi col Padre, mentre pianificavano e con la Parola portavano all'esistenza tutta la creazione e gli Angeli lodavano il Signore per il piano perfetto d’amore.La stessa gioia che manifestano oggi, quando un peccatore si ravvede dai propri peccati, così all'inizio gli Angeli, gioivano per l’uomo che era plasmato dal Signore.
“Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.” (Giov. 1:1-4)
“Quand'egli disponeva i cieli io ero là; quando tracciava un circolo sulla superficie dell'abisso, quando condensava le nuvole in alto, quando rafforzava le fonti dell'abisso, quando assegnava al mare il suo limite perché le acque non oltrepassassero il loro confine, quando poneva le fondamenta della terra, io ero presso di lui come un artefice; ero sempre esuberante di gioia giorno dopo giorno, mi rallegravo in ogni tempo in sua presenza; mi rallegravo nella parte abitabile della sua terra, trovavo la mia gioia tra i figli degli uomini.”(Prov. 8:27-31)
Dio creatore era dunque sceso, era lì di fronte alla morte di quel uomo tanto ricercato e voluto. La relazione di profonda amicizia fra Gesù e Lazzaro è un’immagine perfetta per comprendere il sentimento che Dio ha provato quando vide Adamo ed Eva peccare e di conseguenza intrappolati dalla morte. Per quel peccato Dio aveva pianto tanto, ma fino a quel momento nessuno aveva potuto immaginare la sofferenza e il dolore di Dio creatore nel vedere i suoi figli morti.
Ora nella figura di Gesù, Egli (Dio) è lì e manifesta tutta la sua tristezza, come un padre guarda il figlio che non ha voluto ascoltarlo ed era finito nella trappola di chi non lo vuole bene e gli è nemico. Un figlio che poteva fare molte cose con Lui e la Sua grazia. Piange perché l’uomo avrebbe potuto evitare il dolore, la sofferenza e la morte. Dio è amore, Egli piange l’allontanamento, la completa mancanza di protezione e fragilità della sua creatura, non può più benedirlo e tenerlo sotto le Sue ali e condividere con lui tutto il suo affetto.
A questo punto ho notato che, il più delle volte si confonde l’essere umano di Gesù e le sue emozioni e commozione, come una Sua debolezza umana. In realtà tutto quello che Gesù ha fatto, è stato come se l’avesse fatto il Padre stesso, e lì, davanti a Lazzaro, si manifestava il vero pianto di Dio per Adamo e per i suoi figli che ancora oggi muoiono a causa del peccato. In questo passo si riesce a scorgere tutto l’affetto, la passione che Dio ha per l’essere umano. Tutta la vita di Gesù e il Suo ministerio, ci mostra dall'inizio alla fine, l’amore di Dio, ma in tale passo si scorgono dei tratti umani di legame profondo, che Dio ha per “l’uomo” oggi e che aveva per “Adamo”. L’amore di Dio è l’aspetto più importante e noi come figli suoi, lo dobbiamo mostrare a chi è vicino e a chi noi parliamo della salvezza in Cristo Gesù.
Forse a volte abbiamo avuto dei dubbi, quindi ci siamo sentiti impediti di parlare di Gesù e portare l'evangelo alla società, perché preoccupati di come poi le persone avrebbero potuto seguire il Signore senza problemi in un mondo confusionario di per se e ostico. Noi però, siamo solo dei messaggeri e il dovere del messaggero non dovrebbe essere e credo sia ancora tale, trasmettere alle persone la lettera da Lui scritta? Cioè l’amore Suo e spingerle al ravvedimento dei propri peccati? Noi non dobbiamo preoccuparci di dove il seme della Parola cade, se fra le spine o in buona terra, il nostro compito dev'essere e rimane solo seminare, sperando e pregando che possa un giorno portare un frutto buono. Dio vuol far conoscere il suo amore, il suo affetto e vuole farlo attraverso chi già lo conosce, i suoi discepoli, i suoi figli, coloro che hanno fatto della Parola una fonte a cui attingere per camminare con Lui in questa vita e dopo per l'eternità, questo è il nostro compito.
Qualcuno poi, ha pensato bene anche, di mettere delle nuove regole ai neofiti, non mi esprimo su tale argomento, perché ci sarebbe tanto da dire, rischiando di uscire fuori dal tema odierno, ma non c’è modo peggiore che mettere dei pesi a coloro che, invece, vogliamo liberare dalle catene della malvagità, dei vizi, delle ipocrisie, di egoismi, di frustrazioni, di magie ed occultismo, delle malattie e dei peccati, che hanno oppresso i loro cuori fino a quel momento. Sarà l’amore per il Signore che nasce in loro e lo Spirito Santo, che servendosi della Parola e dei suoi servi (apostoli, pastori, anziani e responsabili di chiesa), a convincerli di fare o non fare qualcosa che è o non è nella volontà di Dio. La costrizione e l'obbligo sono basate sulla legge, ma la legge non salva e non libera nessuno. La grazia e l'amore del Signore Gesù nostro Dio, possono invece salvare e liberare, tutti coloro che pentendosi dei propri peccati accettano il Suo sacrificio.
Dio è amore, manifestiamo quindi alle persone, attraverso il nostro amore, quanto Egli tiene a tutta l’umanità, come un Padre i figli che ama.
Voglio terminare con un verso classico scritto nel vangelo di Giovanni 3:16.
“Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna.”
Predicazione del 21.08.2016 pst. Crocitto